lunedì 13 dicembre 2010

150 anni dall'Unità: Il Federalismo

Federalisti sono stati Gioberti e Balbo. La lega Lombarda oggi si ispira al Federalismo ed è fautrice del cosiddetto Federalismo fiscale. Ci siamo chiesti se il nostro Paese può divenire federalista e abbiamo cercato di sostenerne i pregi e i difetti. Leggete!

I DIFETTI DEL FEDERALISMO
Perché non è possibile perseguire un assetto federalista, soprattutto in Italia? Quali sono gli elementi che frenano il prevalere di questa corrente politica su tutte le altre?
Osservando che cosa comporti il federalismo, possiamo notare come, attuando questa politica, ai diversi vantaggi che mettono uno Stato a proprio agio, si contrappongono non pochi svantaggi.
Questo concetto è così riassumibile: un modello IDEALE perfetto di federalismo non può corrispondere ad un’altrettanto perfetta attuazione PRATICA di tale progetto.
Pensiamo innanzitutto all’economia: rendere uno stato centralizzato, federale, significherebbe dar vita ad una pluralità di economie, che sostituiscano l’economia di scala che, seppur spesso sconveniente, per i suoi prezzi uniformi si rivela di gran lunga migliore rispetto a quella federalista.
Il federalismo favorisce poi “tendenze centrifughe”, antitetiche: ciò significa che per conciliare i principi di unità e diversità di cui si fa portavoce spesso compromette uno di questi due valori. Infatti, per tutelare la diversità, il federalismo finisce per compromettere l’unità e, viceversa, avendo a cuore l’unità, rischia di trasformarsi in un vero e proprio federalismo nominale, in cui il potere risulta essere centralizzato (come in un normale stato unitario). Da questo aspetto ne deriva che il buon funzionamento di un’organizzazione politica federale, che sia in grado di conciliare unità e diversità, richiede molto di più che una semplice struttura federalista: ha infatti bisogno di una sviluppata “cultura del pluralismo” che veda nelle differenze territoriali, dunque culturali, amministrative ed economiche, un mezzo attraverso cui confrontarsi. Serve poi un sentimento associativo che si manifesti nell’impegno alla discussione e al compromesso per raggiungere il consenso, così da salvaguardare insieme l’unità e l’integrità delle parti.
Diamo poi uno sguardo alle critiche nei confronti dell’ amministrazione federalista del territorio: non essendoci una gerarchia formale di autorità e, nello stesso tempo, essendo presente una ridondanza di strutture amministrative, il sistema politico potrebbe andare in crisi.
Ecco poi un altro prezzo da pagare di non minor importanza: le spese per il personale burocratico (che riguarda quindi la pubblica amministrazione); sostituendo un assetto federalista ad uno centralizzato, si aggiungerebbero nuovi ruoli del pubblico impiego, senza modifiche agli enti di amministrazione già presenti. Si originerebbe in tal modo un accumulo caotico di dipendenti pubblici, la cui funzione va ad accavallarsi ad una già presente che, però, non è stata eliminata.
Oltre a tutto ciò, insufficienti conoscenze tecniche dei governi locali, incapaci di approntare efficaci politiche di bilancio, scarsa informazione delle comunità governate e possibili collusioni dovute alla stretta vicinanza tra cittadini e governi locali sono tutti fenomeni da non trascurare quando si vogliono applicare i principi del federalismo in una comunità. Si rischierebbe, diversamente, di favorire solo alcuni gruppi piuttosto che la generalità degli utenti.
E’ quindi facile notare come l’ “idilliaco” mondo che ci propone il federalismo non sia in tutti i suoi aspetti “rose e fiori”: il miglioramento di uno stato, che il federalismo si propone, porta molte volte ad una degenerazione dei problemi di politica ed amministrazione interna dello stato stesso.

Giulia Chitò 4AL

IL FEDERALISMO? DIREI DI NO.
LA MIA OPINIONE SUL SISTEMA FEDERALE
Il federalismo, a cui si avvicina l’Italia oggi, ha dei difetti su cui bisognerebbe riflettere.
Esso si basa su due esigenze opposte e non conciliabili quali l’unità e la diversità, ciò comporta che una delle due finisce per essere sminuita. Nel caso si tuteli la diversità si rischia di compromettere l’unità, viceversa se si ha a cuore l’unità si rischia che il federalismo divenga solo nominale, non dissimile dagli stati unitari.
In Italia le diversità tra le varie regioni è notevole, in particolare tra nord e sud vi è uno stile di vita completamente diverso, perciò se si desse maggior autonomia alle regioni, tali differenze aumenterebbero ancor di più, rendendo l’Italia sempre più uno Stato meno unito da un punto di vista sociale e culturale. La Storia ci insegna che quanto più uno stato è frammentato, quanto più è debole, ciò portò profonde crisi anche in imperi fortissimi come quello romano o in quello germanico.
Col federalismo poi in ogni regione verrebbero applicate particolari leggi valide solo per quel territorio, ciò porterebbe maggiori difficoltà alle industrie altrui. Ad esempio occorrerebbe dialogare con più uffici e funzionari amministrativi, portando quindi a sprechi di tempo ma anche di denaro pubblico, poiché questi funzionari devono comunque essere stipendiati.
In alcune regioni, dove il PIL è basso, si rischierebbe che servizi fondamentali come l’istruzione e la sanità non abbiano abbastanza fondi per proseguire in modo dignitoso, come accade già in alcune province meridionali.
Detto ciò, prima di dire sì al federalismo, è consigliabile pensarci un po’ su.

Stefano Belometti 4AL


UN SI' CONVINTO AL FEDERALISMO
Nella società di oggi, e in particolare nella politica, uno degli argomenti di discussione più accesi è quello del Federalismo; esso è un sistema di governo che può riuscire a sanare la crisi italiana e a riportare la ricchezza nella nostra penisola. Tale sistema è particolarmente adatto ad una situazione come quella dell’Italia poiché essa, nonostante sia uno Stato unico, presenta al suo interno numerose differenze sociali, culturali ed economiche. Grazie ad un governo federale si possono tutelare queste diversità e permettere allo stesso tempo un pieno sviluppo dello Stato sia locale che generale.

I cittadini, all’interno di uno Stato federale, si sentono più vicini al mondo politico poiché in caso di problemi sanno direttamente con chi andare a prendersela; il campo si restringe, non bisogna più cercare “la mela marcia”in uno Stato intero, ma in un luogo più ristretto, come la regione. Inoltre, proprio perché si tratta di una realtà più piccola, la politica può rispondere in modo più preciso e puntuale alle esigenze dei cittadini i quali in questo modo, trovando esaudite le loro richieste, avranno anche una maggior fiducia nei loro rappresentanti e nella politica in generale.

Questo tipo di governo permette inoltre un ampio sviluppo economico interno grazie all’applicazione del Federalismo fiscale; in questo modo i soldi provenienti dalle tasse rimangono (per la maggior parte) all’interno della regione e possono essere utilizzati per le esigenze di quest’ultima.
Alcune persone criticano questo sistema poiché credono sia a vantaggio esclusivamente del Nord Italia; in realtà non è così poiché se quest’ultimo smette di finanziare il Sud esso sarà costretto a camminare con le proprie gambe e a sfruttare quelle risorse che possiede ma che non ha mai utilizzato.

Infine, il Federalismo permette di mantenere i vantaggi dello Stato unico poiché quest’ultimo continua a gestire le questioni di ordine generale ( esercito, moneta e problemi dovuti a cause di forza maggiore); inoltre esso controlla anche l’operato delle singole istituzioni particolari in modo da non permettere la formazione di piccoli stati indipendenti.

Il Federalismo ha quindi tutti i numeri per ridare bellezza e ricchezza all’Italia.
Colosio Mirko Fenaroli Giada Marinaro Giampaolo Mirone
Giorgio 4AL


DEFINIZIONI: FEDERALISMO DEMOCRATICO 
Con la Costituzione degli stati Uniti d’America (1787) nasce un nuovo potere di governo diviso tra autorità centrale e unità politiche di sottogoverno (regioni, provincie): il federalismo.  Esso si sviluppa in varie sfumature, tra cui , appunto, il federalismo liberale e democratico.  Nell’ 800 in Italia, a questo proposito, iniziano i primi scontri che vedono da una parte il neoguelfismo di Gioberti e dall’altra il federalismo democratico di Cattaneo. È proprio Carlo Cattaneo il maggior rappresentante di questa corrente in Italia. Egli, infatti, non solo riconosce nei cittadini i diretti interessati alla sovranità, ma vede in questo modello di governo un modo più efficace di esercizio del potere, basato sulla teoria della libertà. La sua politica potrebbe essere riassunta in questa sua frase celebre: “libertà è repubblica, repubblica è pluralità, ossia federazione”. Insomma, egli propone una legge democratica che parta dal basso e che rispetti sia la volontà dei piccoli stati, sia quella di tutto il popolo. Figure altrettanto importanti furono Giuseppe Ferrari e Giuseppe Mazzoni. Il primo prese, durante il Rinascimento,  parte a un dibattito  che suggeriva la tutela della particolarità e l’unicità delle singole regioni mentre il secondo fu famoso, in particolare, per il potere che esercitò in Toscana, dove da triumviro si batté per un federalismo che potesse assicurare autonomia alla propria regione. Arrivando ad oggi, troviamo  la Lega Nord che, a partire dall’ultimo decennio del Novecento, è il partito che con più vigore ha presentato programmi politici che prevedono un riequilibrio tra potere statale e regionale.   Proiettandoci su uno sfondo più ampio, notiamo che anche a livello europeo esiste un gruppo di politici che al grido di libertà, democrazia, giustizia e solidarietà ha formato il partito denominato FDE: Federalismo Democratico Europeo. Esso vorrebbe costruire una nuova forza politica che nasca contemporaneamente nei diversi stati europei con medesime linee guida. Il suo disegno di lavoro prevede un equità fiscale e un’ offerta di servizi di qualità, la garanzia di una giustizia certa ed equa, un aiuto concreto a giovani e anziani e , infine, per quanto riguarda l’immigrazione, un monitoraggio delle entrate per mantenere una convivenza dignitosa tra i cittadini.
Bettoni Eva  4AL


un po' di storia
In Italia il partito politico che si è fatto portatore delle idee federaliste è la “Lega Nord”. Essa viene costituita nel 1989 durante il primo congresso di Segrate. Nell’ aprile dell’anno successivo si riunirono in occasione del “Giuramento Di Pontida” più di 500 persone in quello stesso paese, in memoria dell’omonimo giuramento del 7 aprile 1167, nel quale i comuni del settentrione si unirono in un lega e si organizzarono per combattere Federico I Barbarossa che meditava progetti espansionistici nell’Italia Settentrionale. In realtà la Lega iniziò ad operare già nel ’79 quando Umberto Bossi fonda la “Lega Autonomista Lombarda” con l’aiuto di Bruno Salvadori, leader del partito autonomista Union Valdôtaine. Negli anni successivi Bossi diffonde il messaggio autonomista della Lombardia, andando contro i media che lo deridevano. Effettivamente le prime idee della Lega Lombarda erano improponibili, poiché si basavano sull’ indipendenza della regione, poiché sede di un popolo differente dal resto dell’Italia. Nel 1982 nasce il giornale del movimento: “Lombardia Autonomista”, che contribuirà alla diffusione delle idee. Negli anni successivi la voce del movimento si propagandava per tutto il nord con i primi slogan (tra i quali “Roma ladrona, la Lega non perdona”) e nel 1987 il partito entra in parlamento con un senatore (Umberto Bossi) e un deputato (Giuseppe Leoni); nel 1989 entra nel parlamento europeo (nel Gruppo autonomista). Nel ’90 la Lega Lombarda si unisce ai partiti autonomisti di Veneto, Piemonte, Liguria, Friuli, Trentino, Emilia Romagna, Toscana, Alto Adige, Valle d’Aosta, Umbria e Marche, si costituisce dunque la “Lega Nord”. In questa operazione svolge un ruolo importante Gianfranco Miglio. Il suo progetto prevedeva tre macroregioni (Nord, Centro e Sud) e le cinque regioni a statuto speciale governate localmente. Il governo centrale doveva essere gestito da un presidente federale con l’aiuto di alcuni rappresentanti delle regioni e macroregioni. Nel ’94 Miglio abbandona la Lega Nord sia a causa di un litigio con Bossi per la sua mancata elezione come ministro delle riforme, sia perché non aveva mai apprezzato l’alleanza con Silvio Berlusconi. Nello stesso anno ci sono le elezioni e la Lega entra prepotentemente nel governo aggiudicandosi cinque incarichi ministeriali, oltre alla presidenza della camera assegnata a Irene Pivetti. Questo risultato è solo l’inizio di un’ascesa politica leghista, caratterizzata da alti e bassi. Ed è proprio nelle elezioni politiche del 2008 che riuscirà ad ottenere un incredibile risultato, successo che già nel 1994 si intravedeva, superando di gran lunga l’8%.  Grazie a questo  la coalizione con il PdL è diventata salda. Perciò negli ultimi anni il segretario della Lega Nord e tutti i suoi componenti hanno iniziato a farsi sentire sempre con più veemenza portando l’Italia vicina al federalismo, promessa fatta dal Premier ad Umberto Bossi per assicurarsi l’appoggio di quest’ultimo. Esempi di federalismo in Italia li abbiamo già: le cosiddette “cinque sorelle del club”, che sono Friuli-Venezia Giulia, Trentino-Alto Adige, Sardegna, Sicilia e Valle d’Aosta. Queste godono di numerosi privilegi che le Regioni ordinarie, ossia tutte le altre, nemmeno si sognano. Qualche esempio? Cominciamo dalla scuola: in passato si è parlato del caro libri, ma per tutti i trentini i libri di testo sono gratis per tutto il ciclo della scuola, dai 6 ai 18 anni. Poi ci sono le borse di studio per chi vuole andare all'estero, che coprono vitto e alloggio. Gli insegnanti a Trento e Bolzano sono pagati il 30% in più. Come mai? Grazie all'indennità bilinguismo. I trentini che vogliono mettere su un'impresa hanno addirittura una sovvenzione a fondo perduto che può arrivare al 70%. In Friuli e Valle d'Aosta ci sono agevolazioni speciali per il mutuo sulla casa e le fasce di reddito più basse, in provincia di Bolzano, hanno un prestito sulla prima abitazione che va da 59 a 119mila euro ad interessi zero. In Valle d'Aosta ogni residente ha diritto a 800 litri di benzina esentasse, mentre a Trieste i prezzi sono agganciati alla Slovenia e i carburanti scontati. In tutte le Regioni a statuto speciale il bollo dell'auto si paga meno perché senza imposta regionale. A fronte di questa lista che potrebbe continuare, non sorprende che molti Comuni abbiano tentato di passare da una regione all'altra. Tutto questo non è corretto nei confronti delle altre Regioni, infatti si sta cercando un po’ alla volta di togliere potere alle cinque. La Lega chiede invece che tutte siano come queste, ma per far ciò il federalismo è essenziale.
Colosio Mirko, Fenaroli Giada, Marinaro Giampaolo, Mirone Giorgio.

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