SPORT

Bibione..
17 maggio il giorno tanto atteso; finalmente quasi tutta la 3^ar era pronta per partire, accompagnata dalla prof. Micheli con destinazione Bibione. Tre giorni di gita sportiva, dove le ragazze hanno dovuto svolgere diverse attività tra cui: beach volley, hip hop, windsurf, beach soccer, beach tennis. Con molto entusiasmo eravamo pronte per affrontare il lungo viaggio in treno, per arrivare al villaggio turistico, nel quale abbiamo trascorso tre giorni di divertimento nonostante la stanchezza causata dagli allenamenti, dai tornei e dalle poche ore di sonno. Anche se,  tra un allenamento e l'altro, trovavamo il tempo per prendere il sole e rilassarci sulla spiaggia o per fare conoscenza con altri ragazzi di altre scuole provenienti da tutta Italia. L'ultimo giorno abbiamo affrontato un torneo di beach volley con scarsi risultati, dovuti soprattutto dalla demoralizzazione della squadra subito dopo la prima partita. nel tardo pomeriggio abbiamo dovuto lasciare il villaggio con molta tristezza, in quanto in quei luoghi abbiamo trascorso dei giorni stupendi con persone altrettanto stupende. Ci siamo avviate alla stazione per prendere il treno e sul viaggio di ritorno abbiamo ricordato con malinconia i momenti trascorsi insieme ai ragazzi di Roma. Con questo articolo colgo l'occasione per ringraziare la Prof. Micheli e per fare una richiesta da parte di tutta la classe: “C'è qualche volenteroso professore che vorrà avere il piacere di trascorrere con noi questa esperienza l'anno prossimo?” 

Belotti Adele 3^ar

SCI NAUTICO in gita...

Mercoledì 18 maggio, ore 7:15. Tutti noi ragazzi e ragazze di 3AL, accompagnati dalla professoressa Finazzi e dal professor De Rosa, eravamo pronti per iniziare una gita piuttosto originale. Il programma è semplice: nei due giorni seguenti avremmo fatto un corso di sci nautico durante la mattina, visitato Cremona il primo pomeriggio e Brescia il secondo. Verso le 8:30 siamo arrivati a San Gervasio Bresciano in uno stabilimento vicino ad un lago artificiale. Dopo esserci messi il costume e aver firmato alcune carte, i nostri istruttori Genadi  Guralia, georgiano e Nicholas Benatti un giovane italiano, entrambi atleti di livello internazionale, ci hanno dato alcune nozioni teoriche su come effettuare la partenza e come stare in equilibrio sugli sci. Fortunatamente la teoria è stata breve e dopo poco siamo entrati in acqua per provare. Essendo tutti noi alle prime armi con lo sci nautico, abbiamo fatto le prime prove attaccati a un asta rigida, anziché alla corda. Nonostante questo il risultato è stato degno di Paperissima: seppure alcuni siano riusciti a partire senza problemi e a sciare con la corda già il primo giorno, molti altri hanno voluto controllare la temperatura dell’acqua con la faccia, anche diverse volte, e il tutto veniva  ripreso con la videocamera da chi assisteva allo spettacolo dal motoscafo. Questa mattinata è stata stupenda. Anche se è possibile sciare solo uno per volta il centro è attrezzato in modo da non far annoiare quelli che aspettano: tavolo da ping-pong, calcetto, sdraio e la possibilità di fare il bagno nel lago. Una volta finito di provare, abbiamo assistito a un’esibizione di figure (disciplina dello sci nautico, che consiste nel compiere acrobazie mentre si scia) di Nicholas e a una sciata della prof Finazzi, che da anni pratica questo sport e ci ha spinti a questa esperienza. Verso le 14:00, dopo aver mangiato qualcosa, abbiamo lasciato il centro per andare a Cremona. Appena arrivati ci siamo recati al museo Stradivari dove abbiamo assistito all’audizione di un violinista. Fortunatamente questa è durata poco e abbiamo avuto la possibilità di girare per la città per il resto del pomeriggio, facendo anche incontri strani: un barista con la passione per i giochi di prestigio che ci ha divertito moltissimo, e un vecchio pazzo che continuava a imprecare contro di noi perché ci siamo avvicinati ad una finestra (assurdo!!!). Visto che lo sci nautico non ci aveva stancati abbastanza, abbiamo anche deciso di salire sul Torrazzo (502 gradini) e devo dire che nonostante la fatica è stata una bellissima esperienza, anche perché, grazie alla bella giornata, la vista dalla cima era stupenda. Intorno alle 6:00 siamo tornati in albergo, ci siamo sistemati nelle stanze e ci siamo preparati per la sera. La cena è stata davvero abbondante e con noi al tavolo si è seduto anche Fedele Luzzeri, presidente del club di sci nautico, che, dopo un breve discorso, ci ha consegnato una maglietta, un portachiavi e la tessera della Federazione Italiana Sci Nautico. Finito di mangiare il pullman ci ha portati a Pontevico,  dove abbiamo passato la serata. Alle 23:00 siamo tornati in albergo e ovviamente siamo andati tutti subito a dormire (ahahah). Nonostante le “molte” ore di sonno, la sveglia alle 7:00 è stata un duro colpo per tutti. Fortunatamente la mitica signora dell’hotel ci ha preparato una colazione da favola che ci ha dato le energie necessarie per sciare. La seconda mattina siamo stati affiancati ancora da Genadi e da Claudio, padre di Nicholas, maestro internazionale. I miglioramenti rispetto al giorno prima erano evidenti. Chi faceva un po’ di fatica con la corda ha preso sicurezza e chi non riusciva neppure a partire è riuscito anche fare alcuni tratti senza problemi. Per quanto riguarda il meteo bisogna dire che siamo stati fortunati. Entrambi i giorni c’è stato sempre il sole e questo ha reso tutto ancora più magico. Sciare sotto la luce soffusa del sole mattutino infatti, dà un senso di libertà e di serenità che poche volte ho provato nella mia vita. Dopo aver finito le nostre uscite abbiamo assistito a una prova di salto dalla rampa da parte di Genadi . Ho avuto anche la fortuna di vedere questa prova dal motoscafo e devo dire che è uno spettacolo davvero fantastico, reso ancora più adrenalinico dalla pericolosità del salto. Con ciò si è conclusa la nostra permanenza al centro e, pieni di felicità per le belle emozioni provate in questi due intensi giorni di sci nautico, ma allo stesso tempo tristi perché già giunti al termine, ci siamo avviati con il pullman verso l’ultima tappa della gita: Brescia. Appena arrivati, dopo aver fatto una passeggiata tra le vie della città, ci siamo diretti al museo di Santa Giulia, dove ci aspettava la mostra di Matisse. Questa forse, se fossimo stati degli intenditori dell’arte, sarebbe stata interessante, ma per noi è stata abbastanza noiosa e certamente la nostra giuda (con la stessa parlata di Roberto Giacobbo di Voyager), non l’ha animata. Ormai distrutti dai due giorni davvero impegnativi, ci siamo spostati in centro per prendere un gelato, prima di salire sul pullman che ci avrebbe portato alla vita di tutti i giorni. Il pullman non era mai stato così silenzioso. Quasi tutti stavano dormendo quando siamo arrivati nei pressi di Sarnico e i profe ci hanno svegliato con l’altoparlante. Risveglio traumatico!!! Proprio come il ritorno alla realtà. Tutto torna come prima, soliti posti, solite persone, solite situazioni. Le uniche cose nuove adesso sono le sensazioni e i bellissimi ricordi che porterò sempre con me e che non dimenticherò mai. Chi l’avrebbe mai detto che uno sport così sconosciuto ci potesse dare tanto? Prima di partire non ci avrei scommesso un euro e adesso invece mi rendo conto che quelle emozioni, miste ad un pizzico di adrenalina, sono solo un ricordo, che spero un giorno di far tornare realtà. Non ci credete? Bhè, che dire, provare per credere.
Riccardo Vargiù 3AL



UN TRIS TARGATO 'RIVA'

 (Le 'allieve' del Riva, campionesse provinciali)

Le aspettative erano alte, considerata anche la preziosa possibilità di giocare in casa, e i ragazzi del Serafino Riva hanno saputo soddisfarle alla grande. Nelle finali dei campionati provinciali di palla tamburello, ospitate nel palazzetto dello sport di Sarnico, i nostri ragazzi hanno saputo conquistare tre dei quattro titoli messi in palio, lasciando le briciole agli avversari dell’ Itc Oberdan di Treviglio. C’è un po’ di amarezza per la sconfitta rimediata dagli allievi, superati in un match che li avrebbe promossi alla fase regionale del torneo, ma va bene così. 

Che per il Serafino Riva si trattasse di una giornata fortunata lo si era però capito già dalle prime battute della sfida riservata alle allieve, con le nostre portacolori abili nel dominare fin da subito le coetanee. Dimostrando una grande unione di gruppo e migliori qualità tecniche, le ragazze - guidate dalla professoressa Micheli - si sono subito portate avanti per 10-0 (!), e, una volta capito che la vittoria era ormai nelle loro mani, hanno concesso il set ‘della bandiera’ alle sfidanti. Poco dopo hanno però preso nuovamente in mano il pallino del gioco, e chiuso con un eloquente 13-1. Punteggio che ha permesso loro di laurearsi campionesse provinciali di categoria, e guadagnare l’accesso alla fase regionale della competizione. Appuntamento, dunque, all’ 11 aprile, quando in quel di Bonate Sotto le sarnicesi se la vedranno con una rappresentativa del Mantovano

 (Gli 'allievi' del Riva, sconfitti all'ultimo atto)

Come accennato in precedenza non ce l’hanno invece fatta i maschi, sconfitti per 13-10 al termine di un incontro serrato e di alta qualità. Dopo un’ottima partenza, che li ha visti issarsi sul 5-2, Boni e compagni sono infatti stati prima agganciati e poi superati dai rivali, i quali in un batter d’occhio hanno completamente ribaltato la contesa, portandosi in vantaggio per 11-6. Quando la contesa sembrava ormai prossima alla conclusione è però scattata la rimonta e, spinti dal calore del pubblico amico, i nostri sono riusciti a comandare nuovamente le danze, vincendo quattro sets consecutivi e guadagnandosi una palla utile a pareggiare i conti. Purtroppo l’11-11 non è arrivato, e dopo lo ‘scampato pericolo’ i trevigliesi hanno potuto gioire, siglando l’unico, ma meritato, successo di giornata.

La gioia dei ragazzi di Treviglio è però terminata poco dopo, quando è sceso in campo il ‘dream team’ del Riva, ovvero le campionesse in carica della categoria juniores. Queste, forti di schemi ormai collaudati e di un grande spirito di gruppo (che negli sport di squadra può fare la differenza), non hanno avuto problemi nel regolare con un rapido 13-6 le avversarie, conquistando, a suon di grandi giocate, il secondo titolo consecutivo. A fare eco a questo successo ci hanno quindi pensato i ragazzi, vittoriosi 13-11 sulla formazione avversaria, nella quale militavano anche alcuni giocatori già scesi in campo nel match riservato agli allievi. La sfida, nel complesso, è stata su per giù simile a quella dei più giovani, in quanto Sarnico è subito passata in vantaggio, salvo poi farsi riagganciare dai rivali. Sull’11 pari, i nostri sono però riusciti ad aggiudicarsi il ‘quindici’ valevole il vantaggio (sul 40-40 si gioca un punto secco), e nel set successivo hanno centrato il titolo, scatenando il boato dei numerosi compagni accorsi a sostenerli.

 (Gli 'juniores' del Riva, a segno per 13-11)

“E’ stata una bella giornata di sport e un’esperienza da ripetere”, ha spiegato la professoressa Micheli, capitano delle formazioni del ‘Riva’. “Fortunatamente siamo riusciti anche a conquistare tre titoli provinciali, e questo naturalmente non può che farci piacere. I ragazzi sono stati tutti molto bravi, e, salvo alcuni episodi isolati, in campo si è vista molta sportività. Ora pensiamo al prossimo impegno, con la speranza di avanzare ancora”.

Marco Caldara



IL CALCIO CON VIOLENZA

E’ il 12 Ottobre 2010, presso lo stadio Marassi di Genova è in programma una partita valida per le qualificazioni al campionato europeo 2012, tra la nostra nazionale italiana e la Serbia.
Tutto sembra procedere per il meglio anche se, nel pomeriggio, alcuni tifosi giunti dalla Serbia per “sostenere” la propria nazionale, avevano distrutto alcuni negozi e provocato alcuni disordini in città. Le squadre entrano in campo mezz’ora prima per il consueto riscaldamento e già i giocatori intuiscono che il clima, all’interno dello stadio,  non è dei migliori. Infatti, poco dopo, da una parte  (quella riservata ai tifosi serbi) inizia una sorta di guerriglia fra i tifosi. La polizia si trova dunque ad affrontarli, ma sorgono già alcuni interrogativi: come ci sono entrati allo stadio con coltelli, fumogeni ecc..?
Sta di fatto che le squadre che stavano svolgendo il riscaldamento, impaurite rientrano negli spogliatoi, la partita viene posticipata di 37’ minuti. Passati questi,  l’arbitro prova a dare inizio alla gara, ma dopo soli 6’ minuti il direttore  la ferma e fa rientrare le squadre negli spogliatoi.
”Non ci sono le condizioni necessarie per disputare una partita di calcio”, dice il Prefetto di Genova e la partita viene definitivamente sospesa.
Questo fatto è l’ultimo di una lunga serie in cui il calcio e la violenza vengono a stretto contatto; la cosa è molto strana, lo sport dovrebbe essere un divertimento per tutti (praticanti, tifosi…)  e invece  non accade e alcune persone sono rimaste addirittura vittime  dello sport.
Tutti siamo a conoscenza degli avvenimenti eclatanti che hanno caratterizzato l’attività agonistica in questi ultimi anni, ma in pochi sono a conoscenza del problema di fondo. Infatti per individuare la radice del problema non serve sentire il telegiornale, basta spostarsi su un campetto di provincia in un qualsiasi fine settimana (quando sono in programma le varie gare dei diversi campionati), dove veramente lo sport dovrebbe essere tale e invece in ogni gara, di qualsiasi categoria, si arriva quasi sempre alla rissa. Volano insulti, ma non solo in campo, anzi! Spesso il campo non c’entra; è la tribuna quella coinvolta.
Chi c’è in tribuna??? Ci sono i genitori, coloro che hanno preso il compito di crescerci, coloro che ci hanno insegnato le buone maniere.
Mi chiedo: come si può sentire un figlio in campo nel vedere suo padre che fa a botte con un altro adulto? Penso che tutto ciò sia vergognoso ma purtroppo è all’ordine del giorno durante una partita di calcio.
Il problema è alla base della società, si è passati dal famoso detto:”L’importante non è vincere ma partecipare”, all’esatto contrario. La partecipazione non conta più nulla, bisogna solo vincere (cosi insegnano alcune società sportive odierne). Ogni volta che si gioca si scatena una rissa per questo.
Mi rattrista  perché ci sono molti bambini, ragazzi e anche adulti che vorrebbero imparare uno sport per puro divertimento e la domenica dimostrare ciò che  hanno imparato durante una settimana di faticoso lavoro. Non è più possibile.
La violenza e il calcio vanno ormai strettamente in simbiosi: dove c’è l’una, si trova quasi sempre anche l’altro.
E’ un problema sociale e rispecchia la mancanza di punti fermi a cui oramai il nostro Paese è abituato.
Se non ci sarà una svolta radicale da parte di tutti e con tutti intendo: politici, associazioni ma anche noi, ci troveremo altri milioni di volte a raccontare questi fatti.
Carlo Gallinelli