venerdì 14 gennaio 2011

150 ANNI UNITA' D'ITALIA: UN INNO IGNOTO


Il Canto degli italiani, meglio conosciuto come Inno di Mameli, è l’inno nazionale della Repubblica Italiana. Peccato, però, che il testo di Mameli sia sconosciuto a molti. Imbarazzante è l’episodio accaduto l’11 ottobre 1997, quando, in occasione della partita di calcio Italia-Inghilterra all’Olimpico di Roma, furono distribuiti 75.000 volantini che ne riportavano le parole. Un fatto accaduto solo tredici anni fa. Ora la situazione è migliorata? Una proposta della deputata Pdl Paola Frassinetti, avanzata in Parlamento il 17/03/2010 fa pensare che non sia così: si tratta del disegno di legge C. 3331, che prevede il finanziamento di un milione di euro per l’affissione dell’inno in tutte le classi delle scuole primarie e secondarie di primo grado.
Troppo poche le informazioni riguardo al nostro Inno. Pochi sanno, ad esempio, che il titolo potrebbe contenere un notevole errore: Aldo Alessandro Mola, docente emerito di Scienze Politiche alla Statale di Milano e autore di biografie e numerosi saggi storici, sostiene che non sia Mameli l’autore dell’Inno, ma un certo padre Atanasio Canata, intellettuale giobertiano vissuto tra il 1811 e il 1867. La figura dello stesso Mameli, eroico patriota morto a soli ventidue anni in difesa della breve Repubblica romana del 1849, è ritenuta da Mola una montatura che funzionava per l’immagine.
L’Inno nasce intorno alla metà del XIX secolo quando l’Italia si trova sotto il dominio austriaco ma ha ormai le basi per poter scacciare l’invasore. L’intento dell’autore, quindi, è quello di unire gli italiani nella lotta al nemico. Questi dovrebbero battersi con “l’elmo di Scipio”, cioè con lo stesso spirito con cui gli antichi romani, guidati da Scipione l’Africano, avevano sconfitto i Cartaginesi di Annibale. Come modello da imitare viene citato anche Francesco Ferrucci, “Ogn'uom di Ferruccio”, colui che nel 1530 difese Firenze dall’imperatore Carlo V.
“Stringiamoci a coorte, siam pronti alla morte” è un esplicito richiamo al coraggio e al valore militare, doti che appartenevano ai due condottieri nominati nell’inno ma che, forse, non rispecchiano l’italiano d’oggi. È legittimo pensare, infatti, che pochi siano davvero disposti a dare la propria vita per la patria.
Del resto, a parere di qualcuno, lo stesso Inno sembrerebbe contenere un messaggio non abbastanza patriottico: la Lega Nord ha infatti avanzato la proposta di sostituirlo con il “Va’, pensiero” di Puccini, ritenuto più adeguato. La polemica ha acceso gli animi anche nel giugno scorso, durante l'inaugurazione di una scuola primaria di Fanzolo di Vedelago, piccolo centro in provincia di Treviso, quando il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, pare abbia voluto che si intonasse l’inno della “Padania” anziché quello nazionale. Il ministro della difesa La Russa commentò: “Se fosse vero, sarebbe grave”. Il dibattito tra i politici è quindi aperto o quanto meno la Lega ha provato ad inaugurarlo, ma è difficile dire quanti tra i cittadini abbiano una qualche voce in questa diatriba, se siano interessati all’argomento o se prevalga l’indifferenza. D’altra parte la maggior parte di loro non conosce né l’uno né l’altro Inno o comunque non lo sa cantare!

Marco Fratelli 4AL

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