mercoledì 25 maggio 2011

150 ANNI UNITA' D'ITALIA: Bergamo nell'800, l'almanacco

L’ ALMANACCO: UN CALENDARIO PER L’EDUCAZIONE.
“Sfogliando”  le pagine dei quaderni on-line degli archivi della Fondazione Bergamo nella storia, abbiamo potuto constatare che un oggetto della nostra quotidianità, ha avuto una storia tutt’altro che banale. Avete capito di cosa stiamo parlando? Probabilmente no! È l’aspirazione di ogni modella e il compagno di viaggio di molti camionisti o semplicemente un promemoria per chi vive alla giornata. Vi è mai capitato di chiedervi “che giorno è oggi?”. Ecco che allora, è d’obbligo rivolgersi al nostro protagonista: il calendario. Volgendo uno sguardo in pieno Rinascimento, avremmo sentito sicuramente parlare dell’almanacco o del decadario, se catapultati in piena Rivoluzione Francese.
In una attività spesso ridotta al collasso, l’almanacco costituì, per gli editori dell’800, una delle poche fonti di reddito sicuro. Esso non era un semplice calendario, ma conteneva, oltre che  immagini sacre e informazioni relative alle fasi lunari, alle quali siamo tutt’ora abituati, anche racconti pedagogici, consigli pratici e predizioni. Il tutto veniva sponsorizzato anticipatamente, tra la fine dell’anno e l’inizio di quello nuovo, tramite avvisi e locandine, grazie alle quali la maggior parte della popolazione veniva a conoscenza di questo mezzo innovativo.
La facile comprensione e il basso costo favorirono la vendita, non solo tra le classi più alte, ma anche tra quelle meno agiate.
Quale fu il miglior risultato di questa diffusione su ampia scala? Il titolo di uno dei più famosi almanacchi bergamaschi, “la conversazione nella stalla”, può aiutarci a dare una risposta.
Nel 1818 dalla Stamperia Sonzogni di Bergamo parte l’idea di raccontare i primi frutti di questo capolavoro. Consuetudine diffusa era infatti, nei paesi, riunirsi nella stalla per leggere e pregare.
La lettura delle storie e degli scritti degli almanacchi, consentiva agli analfabeti di poter tramandare quanto sentito anche oralmente.
A riguardo spesero alcune parole anche personaggi del calibro di Scalia e Carlo Tenca. Quest’ultimo lo definisce un “mezzo potente e facile di educazione, le cui applicazioni giovano ad educare e migliorare le condizioni del popolo”. Un almanacco, secondo lui, segue l’operaio nella sua casa e nella sua officina. Dandogli ancora più importanza Scalia lo visualizza come “l’espressione di equilibrio sociale, di conoscenza nazionale e di servizio pubblico”. Insomma, dalle loro parole abbiamo potuto constatare quanto  l’almanacco sia stato essenziale soprattutto tra i meno colti, i quali facevano tesoro di ogni singola parola che riguardasse non solo l’ambito religioso, ma anche quello sociale. Gli argomenti trattati in questi annali erano tra i più svariati: dalla medicina a veri e propri gossip. Ad esempio, alcuni, riportavano vita, morte e miracoli non solo dei santi ma anche dei musicisti dell’epoca. Col passare del tempo l’almanacco acquista sempre più un carattere laico: la  principale causa  è la Francia che, pur essendo occupata in battaglie in nome della libertà, lo usa come arma contro l’ordine ecclesiastico. Nei decadari francesi ad  ogni giorno non si fa più corrispondere un santo, ma una particolare fase agricola. Questa nuova modalità di almanacco non ha però successo in Italia, dove la fede rimane alla base della quotidianità. Se ora dal nostro banco di scuola buttiamo un occhio al calendario, misero e spoglio, non possiamo che provare nostalgia verso tanta fantasia e ricchezze di contenuto. Questo può essere uno spunto per i nostri insegnanti: accanto alle date non più compiti o verifiche, ma racconti simpatici e coinvolgenti!
Eva Bettoni & Elena Gabanelli 4al

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