martedì 31 maggio 2011

150 ANNI UNITA' D'ITALIA: Bergamo, povera?


Bergamo nel 1860: urgente bisogno di interventi!
Nell’Aprile 1860 il governo del regno di Sardegna assegnò ad alcuni funzionari il compito di riferire la situazione economica e sociale delle province appena acquisite. Tra queste province vi era quella bergamasca che venne affidata al prefetto Stefano Centurione. Dai documenti del delegato statale emergono informazioni molto sconcertanti sotto ogni punto di vista:  negli ultimi anni del governo Austriaco, la provincia di Bergamo si impoverì in modo particolarmente brusco soprattutto per via della tassazione che aumentava col scendere della produttività della zona. La situazione che Centurione trovò era dunque particolarmente precaria: la produttività era in continua discesa per via della forte crisi dell’agricoltura e dell’industria dovuta alla mancanza, causata da alcune malattie, di materia prima che consisteva essenzialmente in uva e bachi da seta. L’ unica zona della provincia che ancora non era stata messa in ginocchio era quella di Treviglio, dove la principale fonte economica erano le marcite, possibili grazie al corso dei fiumi Serio e Oglio, ma la situazione generale era comunque grave e sia i proprietari terrieri sia i coloni erano ridotti al limite della povertà. Questa precarietà si rifletteva poi sull’ industria, che allora era principalmente serica: infatti, oltre alla mancanza di materia prima, si doveva affrontare la crisi del potere d’acquisto.
Un altro settore da prendere in considerazione è quello metallurgico, in particolare del ferro: la grande produzione degli anni precedenti, destinata soprattutto agli arsenali veneti, era stata soppiantata dal ferro inglese che, oltre ad essere di migliore qualità, veniva importato a basso prezzo.
Anche l’allevamento delle pecore, assai diffuso, era quasi completamente estinto per via della forte importazione di lana di maggiore qualità dalla Spagna e dall’Austria.
Un ultimo settore industriale ben sviluppato era quello delle cave di pietra diffuse soprattutto nella zona di Sarnico e Trescore: questo settore non era decaduto come gli altri ma andava finanziato dallo stato, affinché si fossero potute  migliorare le condizioni precarie dei lavoratori.
Per migliorare la situazione agricola, il governo austriaco aveva avviato una sorta di privatizzazione dei territori comunali perché ne venisse migliorata la produttività: questa decisione turbò particolarmente, soprattutto nelle zone di montagna, l’indole tranquilla e laboriosa dei bergamaschi che si persero tra risse, furti e altri comportamenti violenti e dannosi, come l’alcolismo,  che causarono anche un problema sociale. Rimanendo nel tema del sociale, ci sono altri due importanti elementi da considerare:il primo è la mancanza dell’istruzione che Centurione riteneva dovesse essere assolutamente imposta per sedare l’analfabetismo e l’ignoranza, entrambi diffusissimi; il secondo è il forte bigottismo dei Bergamaschi. La chiesa infatti sfruttava e impregnava di idee clericali i contadini facendo leva sulla loro ignoranza e sui loro timori.
In conclusione i nuovi territori del regno sardo e in particolare quelli delle province settentrionali erano in pessime condizioni sociali ed economiche alle quali bisognava rapidamente rimediare. Il nuovo governo, oltre che sull’istruzione, doveva intervenire sul sistema fiscale, diminuendo le tasse, e sul sistema giuridico, affinché venissero controllati lo sfruttamento dei territori comunali e repressi i comportamenti violenti.
Inoltre andavano assolutamente finanziati e rivisti i settori dell’industria che potevano tornare ad essere un’importante fonte economica.  Lo spaccato che emerge è quello di un paese in difficoltà che aveva bisogno di interventi costosi.
Si avviò quindi, a partire dall’Unità d’Italia, la cosiddetta “Piemontizzazione” del Regno: essa consisteva nell’estendere la struttura politico-amministrativa del Regno di Sardegna a tutte le province, comportando così un assetto fortemente centralizzato. Lo Statuto Albertino si eleva a costituzione del Regno; lo stato viene diviso in province, governate a un prefetto di nomina regia. Anche simboli come la bandiera e l’inno d’Italia vengono ripresi da quelli dei Savoia. I costi sono così parzialmente contenuti e la Lombardia, regione ricca con province povere, si uniforma al Regno.


Belometti, Marinaro, Mirone 4AL

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